E tu che maestra sei?

E tu che maestra sei?

Sera d’Estate. Profumi di vacanza nel cielo, sebbene manchino ancora alcuni adempimenti di fine anno scolastico.
Cena con amici. Quelli di sempre. Quelli che riempiono l’aria di ossigeno, che ti regalano ricordi a colori. Quelli che assomigliano a un tesoro e speri sempre di averli perché senza saresti “perduto”.
Chiedo al loro figlio più piccolo, Alberto, che ha appena concluso il ciclo di cinque anni alla primaria, che cosa prova ora che dovrà andare in una nuova scuola.
– Niente! – mi risponde.
Lo guardo in modo strano. Intanto nel mio cuore avviene uno scoppio.
– Come non ti mancherà la scuola primaria? – gli chiedo con insistenza, preoccupata di difendere dei ricordi, e costruire in lui roccaforti affettive degli anni appena trascorsi.
– No, perché alcuni miei amici mi seguiranno alle scuole medie. – mi chiarisce le idee.
Faccio un lungo respiro prima di domandargli: – E le tue maestre ti mancheranno?
Mi osserva con un lungo sguardo intelligente. Sembra che stia pesando sulla bilancia delle emozioni le parole che dovrà usare per non ferire nessuno. Ma si sa, alla sua età si è soprattutto istinto e gli sfugge un secco: – Noo!
Il fragore del mio cuore supera quello delle stoviglie che la premurosa cameriera si appresta a togliere, dopo aver costruito una torre pericolante sotto i miei occhi.
Quel meraviglioso bambino non sa quale linea difensiva o quale processo di identificazione io stia realizzando in quel particolare momento con le sue “vecchie maestre”.
Ritorno alla carica e gli chiedo: – Ma hai creato con loro un legame? Sicuramente le porterai nel tuo cuore.
E lui: – Loro non sono LE MAESTRE. Sono delle Maestre, freddine e lontane. Fanno il loro mestiere.
E mentre sono alle prese con questa affermazione secca secca, frugo nelle tasche dei pensieri per trovare una risposta che sia adeguata (mi batte in velocità con il lampo delle sue intuizioni) e mi interroga: – E tu che maestra sei?
Sono spiaccicata al muro. Persa nel labirinto dei miei ricordi. Penso di cambiare argomento. Sarebbe più facile. Come faccio a spiegare con poche parole quello che ormai faccio da una vita e che rappresenta la somma di tanti comportamenti, di modi di essere, di sentimenti naturali e armonici. Sarebbe più ragionevole se mi alzassi per andare in bagno. Invece il mio spirito di donchisciottiana fattura sembra dire “ci penso io” e si avventura in un racconto.
– Sai qualche sera fa in piazza ho incontrato degli ex alunni, ora universitari, con le loro fidanzate. Dopo i saluti e gli abbracci, mi hanno confidato che il grado scolastico più importante e gli anni più belli sono stati quelli vissuti insieme, alla primaria.
Alberto sembra non capire. E mi domanda ancora: – Cosa vuoi dire? Cosa c’entra?
Interviene la sua mamma e cerca di mediare il contenuto, spiegandogli che dopo tanti anni essi hanno sentito il bisogno di cercarmi per salutarmi, perché c’è un filo invisibile che ci unisce nel tempo. Penso tra me e me – Ora va meglio.
E poi aggiungo: – Sai mentre ero con quei ragazzi più che ventenni, sono arrivate alcune alunne diciassettenni del ciclo successivo e poi, come risucchiati dal profumo di un misterioso alveare, sono spuntati anche i miei ex allievi dodicenni e non ci crederai, anche alcuni miei attuali bambini di 7 anni.
Una magica riunione. Ero una regina radiosa circondata dalle mie fantastiche apine.
Alberto comincia a capire il senso delle mie parole e spinta da questa sicurezza esemplificativa gli racconto di quella volta (alcune settimane fa) che mi sono tuffata, durante una visita in un’azienda agricola, in una montagna di grano con i bimbi più piccoli.
Gli occhi gli si accendono, illuminati da un raggio di meraviglia e le domande si inseguono veloci veloci: – Ma ti sei tuffata tuffata? Ma respiravi? Ma fino a che altezza? I tuoi bambini cosa facevano? Cosa dicevano?
Dopo aver soddisfatto la sua traboccante curiosità, gli ho domandato: – Hai capito ora che maestra sono?
E lui ha risposto: – Sì, sei una maestra giovanile!
Con le spalle sulla sedia, lo sguardo in aria e una corona di bei pensieri che mi orla la testa ho compreso che… Sì, sono una maestra giovanile.
E tutti siamo scoppiati a ridere.

Maestra Mary

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