Bambini si diventa

Bambini si diventa

Bambini si diventaHo letto tutto d’un fiato questo libro: “Bambini si diventa” di Angelo Petrosino (Einaudi Ragazzi), illustrato magistralmente da Sara Not. Il protagonista Lino (è lo stesso autore) è un bambino di tanti anni fa che vive con la sua mamma a Castellaneta (la mia cittadina), in uno tempo sospeso, lontano dal padre, migrato in Francia per aiutare la famiglia.
Ho apprezzato la linearità linguistica, solo apparentemente semplice, il frutto di un vero mago della parola come A. Petrosino. Durante la lettura, attraverso i racconti degli anziani e le peripezie di Lino, è stato affascinante il tuffo nostalgico tra i ricordi di quando ero bambina. Sono ritornate a galla espressioni dialettali, momenti, luoghi e personaggi che da anni erano lì nelle stanze del cuore, del mio passato, pronte a materializzarsi attraverso la forza suggestiva della penna di Petrosino.
L’autore riesce a raccontare, ne sentiamo gli odori e i rigori, la miseria del tempo e le difficoltà di quegli anni segnati dalla povertà. Lo fa con una leggerezza disarmante e una eccitazione “bambina” che è quella che fiorisce tra le avventure di Lino e i suoi coetanei.
Pennellate di freschezza che accendono una velata malinconia, quella sopita di un tempo che fu, incastonato nella limpida cornice delle azioni di Lino, di sua madre, della nonna. Azioni che brillano grazie alla vergine e naturale solidarietà tra gli abitanti di un paese.
Il lettore è accompagnato a tratti alla scoperta di luoghi caratteristici: il convento, la gravina, il centro storico, la Cattedrale, la piazza Umberto I, l’edificio scolastico. Luoghi a cui si intrecciano, sullo sfondo, tutte le nostre superstizioni: il male dell’arco, l’affascino. Le nostre tradizioni, come: i Falò di San Giuseppe, la Processione, l’albero della Cuccagna, la festa dei due Patroni, i giochi di strada.Bambini si diventaUn racconto lucido e sereno in cui si mescolano i facili entusiasmi di un bambino che si affaccia prematuramente al mondo del lavoro, felice dei suoi primi guadagni, e le speranze stringate di una classe operaia e contadina che anela al cambiamento e intravede nella figura del maestro e dell’istruzione la scintilla di un elevatore sociale. L’ultimo giorno della classe quinta il maestro saluterà i suoi alunni dicendo: “Conoscendo la vostra situazione familiare, credo che quasi nessuno di voi andrà alla scuola media. Del resto, non è nemmeno obbligatoria. Dunque, dovete imparare un mestiere. In questi anni avete appreso l’essenziale. L’istruzione è una ricchezza. Perciò non sprecate quella che avete ricevuto.Consiglio la lettura di questo libro (sia ai più piccoli che agli adulti) perché potremo imparare dai bambini a guardare con fiducia al nostro futuro! Coltiviamo sogni, accogliamo il vento delle sfide e mettiamoci in cammino verso un nuovo orizzonte.

Maria Ruggi – Tutti i diritti riservati

Il libro è disponibile nelle librerie e anche online: clicca qui

 

 

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