Insegnanti: professionisti o missionari?

Insegnanti: professionisti o missionari?

Insegnanti cuoreNella calura estiva di queste giornate, quando i pensieri non hanno più orli ed evaporano nell’aria, quando l’animo si smaterializza trasformandosi in perle di sudore cristallino, uno strano slogan, quasi portato in volo da un aereo, mi attraversa la testa ”L’INSEGNAMENTO E’ UNA PROFESSIONE, NON UNA MISSIONE”.
Potrei naufragare con questa affermazione e sarei spacciata (non ho neppure un rametto con me 😉 ).
Molti diranno che è un must estivo, che come l’onda sulla sabbia ritorna e ritorna…
Mi impongo di non pensarci. Forse si allontanerà.
E invece mi ritrovo a quest’ora del mattino (è presto, troppo presto) a contenere la mia insofferenza. Essa sale e rompe l’equilibrio perfetto tra i profumi dei pini e degli eucalipti e quello fragrante dei cornetti caldi.
Il sole è ancora buono con i suoi raggi, mentre quel pensiero si inerpica e si colora vividamente.
Figlio di quella insofferenza, superstite di un moto di stizza, che con espressione supponente mi ricorda quanto sia difficile oggi essere un’insegnante.
Intanto indugio su quel messaggio arrivato ieri sera da una mia ex alunna, ora dodicenne. “Carissima maestra, la volevo ringraziare per tutto quello che ha fatto per me! Mi ha insegnato che siamo noi i nemici di noi stessi e quando ci sentiamo soli abbiamo i libri. Sì, ho scoperto, grazie a lei, che un libro può diventare il nostro migliore amico e leggendo possiamo vivere mille avventure. Lei è riuscita a contagiarmi con il suo modo di parlare, mi ha affascinata così tanto che ho deciso di prenderla come riferimento e il mio cammino ricco di nuovi traguardi voglio sempre condividerlo con lei, che ha lasciato in me un meraviglioso ricordo”.
Wow! Questo messaggio è come un temporale estivo, improvviso e dirompente: ora una pioggia di emozioni allaga il mio cuore di gioia!
Essere un riferimento per i propri alunni è una grossa responsabilità, un balzello da pagare con la propria coscienza, una dimensione in cui è vietato accettare compromessi. E’ vero mi dico, l’insegnante deve saper creare un ambiente stimolante, accogliente, in cui gli studenti si sentano sicuri di poter esprimere i loro sentimenti, dove possano condividere una storia divertente o anche problematica, dove possano imparare a rispettare e ascoltare gli altri (mentalmente pongo una spunta al decalogo ideale del “Buon Insegnante”).
La pluralità delle intelligenze di una classe, per molti di noi, resta chiusa in una scatola colorata: una bella confezione regalo. Giace in attesa di essere scartata, immobile e inanimata. Quasi si avesse paura del suo contenuto, della sua magica sorpresa. Che dire? Per me l’apertura delle “scatole” di ogni singolo alunno rappresenta la gioia più grande.
Essere insegnanti “missionari” significa non fermarsi sulla porta della timidezza dei propri alunni, ma avere il coraggio di aprirla e cercarvi quei talenti nascosti che aspettano di conoscere la luce.
Essere insegnanti “missionari” significa possedere l’impeto, la passione, il desiderio di voler indagare i moti degli animi dei bambini, di esplorare le loro emozioni, abbandonando quella finestra di osservazione, da meri burocrati, che paralizza tutte le azioni.
Essere insegnanti “missionari” significa dotarsi di una fulgida coscienza e vestirsi con abiti di serietà in una cornice eticamente corretta, dove quella “missione” possa tradursi in comportamenti semplici e onesti.
Ora i miei pensieri si arrotolano. La leggera brezza li spinge lontano, verso un’energia nuova, autentica, nella quale vedo insegnanti che non sono impegnati tra loro a gareggiare nella fiera delle vanità. Non ci sono competizioni. Non ci sono vetrine. Ci sono persone vere che non fuggono davanti ai problemi dei loro alunni. Non lasciano montagne di frustrazioni o debiti di ingiustizie nelle loro classi.
Questi sono insegnanti che non occupano grandi spazi. Non hanno grosse dimensioni, ma come piccoli diamanti brillano. Oh se brillano!
La loro luce inonda e rischiara la vita di tutti quelli che gli sono vicini. Sono insegnanti che accecano i pensieri bruti e tolgono la parola a quelli superficiali. Credono nella forza dei loro alunni, amandone gli sbagli e le loro vittorie. Incitano al sacrificio, ma non li lasciano soli. Si fanno superare da essi, riconoscendone i meriti e restando consapevolmente un passo indietro per potergli dare la giusta spinta nella vita.
Ebbene lo confesso io adoro gli insegnanti “missionari”, coloro che coltivano la bellezza della loro missione, innamorati del proprio ruolo, perché sanno essere “professionisti” vestiti di passione e di speranza.
Maestra Mary

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