San Francesco, storie per bambini
La vita di San Francesco (prima versione)
La storia narra di un giovane straordinario vissuto in un’epoca molto lontana, popolata da principi e valorosi cavalieri, che sui loro magici destrieri sfidavano il destino armati di spade che fendevano il vento. Il giovane si chiamava Francesco ed era figlio di un ricchissimo commerciante di Assisi. Come tutti i ragazzi della sua età amava frequentare feste e stare in compagnia. Ben presto, però, si accorse che tutte queste cose non lo rendevano felice.
In una notte misteriosa, proprio quella che precedeva la sua partenza per le crociate, udì in sogno una voce che lo invitava ad abbandonare le attività inutili per seguire la Verità, il Bene, la Giusta Via. Ma quale fosse la giusta via non era chiaro… Francesco ricevette la risposta in sogno: avrebbe dovuto ricostruire la Chiesa di Cristo ormai in rovina. Fu così che decise di spogliarsi di tutti i suoi averi, restituendo al padre i suoi abiti e scegliendo così la Povertà.
Francesco iniziò una nuova vita, un lungo cammino di privazioni e di aiuto verso i più deboli e i diseredati. Vestito solo di stracci e sofferente per la fame, viaggiava predicando la bellezza del creato e la grandezza di Dio. Le sue parole raccontavano l’amore profondo per tutte le cose, uomini, animali e piante. Questo uomo prodigioso che parlava agli uccelli era in grado di rendere mansueto un lupo perché credeva fermamente nella forza della fede e nella vittoria del Bene sul Male.
Molto presto fu in grado di attirare molti seguaci, fra cui anche delle donne, come Chiara la figlia di un nobile di Assisi, che per prima si unì al suo movimento. Ma la Chiesa ricca ed opulenta, non vedeva di buon occhio questo ragazzo rivoluzionario che predicava la povertà, criticando le contraddizioni della condotta ecclesiastica e di lì a poco lo accusò di eresia. Francesco dovette recarsi di fronte al Papa per rendere conto del suo operato. Alla fine Innocenzo III comprese il valore di quei missionari che, ripudiando ogni bene materiale, combattevano i mali della società con la sola forza dell’amore e del perdono. Il 16 aprile del 1210 nacque l’ordine dei francescani che ancora si adopera in nome della fratellanza, praticando il Vangelo. Nel 1228 Francesco venne riconosciuto Santo.
San Francesco ci insegna ancora oggi che l’Amore è l’arma più potente che l’uomo ha a disposizione e che il perdono potrebbe evitare l’insorgere di qualsiasi inutile guerra.
La vita di San Francesco (seconda versione)
Francesco nacque ad Assisi, un piccolo borgo in Umbria, nel cuore dell’Italia. Era il 1182, durante il Medioevo. Il suo papà era un ricco mercante di stoffe e tessuti. La sua mamma era di origine francese, per questo chiamò suo figlio Francesco. Visse nella ricchezza per molti anni, era un giovanotto vivace e spesso un po’ prepotente, come capitava allora ai ragazzi ricchi e viziati.
Un giorno partì per combattere una guerra, ma quando tornò era così sconvolto dalle barbarie e dalla violenza che aveva visto che capì subito di dover cambiare vita. Si spogliò dei suoi abiti eleganti e raffinati, rinunciò a tutte le ricchezze di famiglia e indossato solo un saio, se ne andò da casa.
Trovò la sua gioia di vivere nel servire Dio, che vedeva dappertutto: nei volti miseri della gente povera, negli ammalati ma anche negli animali, nei fiori, nelle nuvole e nelle stelle. Tutto ciò che lo circondava era una creatura di Dio, quindi suo fratello e sua sorella. In una poesia che scrisse, intitolata Cantico delle Creature, San Francesco, ringrazia il Signore per aver creato “Sorella Luna e Fratello Sole, …Sorella Acqua … Fratello Fuoco … Madre Terra e tutte le creature viventi”.
I suoi fratelli erano gli animali. Un giorno passando per Gubbio, venne a sapere che i cittadini vivevano chiusi in casa per paura di un feroce lupo che girava per le strade e terrorizzava tutti. Francesco andò in cerca dell’animale e una volta trovato lo avvicinò con dolcezza e lo accarezzò. Capì immediatamente che il lupo era solo affamato e era diventato cattivo solo perché la gente lo scacciava appena lo vedeva. Presto altri uomini cominciarono a seguire Francesco, a vestirsi come lui e a vivere “poveri fra i poveri”. I compagni di Francesco divennero sempre più numerosi, tanto che bisognava organizzare quel gruppo. Nacque così l’ordine dei Francescani. Anche le ragazze volevano votarsi alla quella vita semplice e devota, così Chiara, un’amica di Francesco, fondò un gruppo di monache chiamato Clarisse.
San Francesco d’Assisi è anche stato l’inventore del Presepe. Un giorno, si stava avvicinando il Natale, portò in una grotta un bue, un asinello e una mangiatoia, dove pose una statua di Gesù Bambino. Poi chiamò la gente del posto e dei paesi vicini a ammirare la scena e a pregare.
Durante la sua vita da religioso, Francesco dovette scontrarsi anche con il Papa e la Chiesa di Roma che non approvano la nascita di nuovi ordini religiosi. Ma nel 1209 Papa Innocenzo III capì che Francesco era un bene prezioso per la Cristianità e non una minaccia.
Prima di morire Francesco ricevette le stigmate, ovvero le ferite alle mani e ai piedi che aveva Gesù quando fu crocifisso. Il frate d’Assisi, come viene chiamato, morì ad Assisi, nel 1226.
San Francesco e il lupo
Vicino alla città di Gubbio c’era un lupo ferocissimo.
Assaliva le persone. Tutti avevano paura.
Più nessuno osava uscire dalla città.
S. Francesco lo seppe e disse:
Voglio andare a trovarlo.
Il lupo era nel bosco con gli occhi rossi e la bava alla bocca.
Quando vide San Francesco balzò per addentarlo.
San Francesco tese la mano verso di lui e lo chiamò: – Fratello.
Il lupo si fermò meravigliato.
Fino allora tutti gli avevano gettato sassi, gridando parole cattive.
Come era bella quella parola di amore!
Fratello, non fare più male. Se sarai buono tutti ti ameranno.
Fratello lupo, promettimi che non ucciderai più nessuno.
Il lupo posò la sua zampa sulla mano del Santo e la promessa fu fatta.
San Francesco lo portò con sé dentro in città. Da allora il lupo fu sempre buono.
Tutti gli davano da mangiare ed esso andava nelle case come un cane.
Quando morì, la gente di Gubbio provò molto dispiacere
San Francesco e gli animali mansueti
Un giorno S. Francesco incontrò un ragazzetto che portava al mercato alcune tortore.
Il Santo guardò le bestiole con occhio pietoso e:
O buon giovane, disse, ti prego, dammi codeste tortorelle semplici, innocenti e pure.
Se tu le venderai, certo cadranno nelle mani di uomini crudeli che le uccideranno.
Il buon ragazzo gliele diede tutte e San Francesco, ricevendole nel suo grembo, disse loro con dolcezza:
O mie sorelle tortore, semplici e timide, perché vi lasciate pigliare?
Ecco io vi salverò da morte e vi preparerò il nido.
Così fece e, da quel giorno le tortore non abbandonarono più
il conventino di S. Francesco e dei suoi frati.
La predica agli uccelli di San Francesco
San Francesco si recava un giorno, con alcuni frati, a Bevagna, cittadina dell’Umbria.
Lungo la strada, alzando gli occhi, vide che su alcuni alberi era una grande quantità d’uccelli.
Aspettatemi qui, disse ai compagni, io andrò a predicare a questi nostri fratelli.
Ed entrato nel campo incominciò a predicare agli uccellini che, scesi dagli alberi, si erano raccolti attorno a lui.
E finché S. Francesco parlò, essi stettero sempre fermi, senza fare il minimo movimento.
Fratelli miei, disse loro il Santo, voi dovete molta riconoscenza a Dio creatore, perché vi ha dato il grande dono di volare nell’aria.
Voi non seminate, non mietete, eppure Dio vi nutre e vi da fiumi e fontane per bere.
Voi non sapete filare e tessere, eppure Dio veste Voi e i vostri figliuoli col più morbido e grazioso dei vestitini di penne e piume.
Mentre San Francesco parlava, tutti gli uccellini aprivano i loro becchi, stendevano i colli, aprivano le ali, chinavano reverentemente le testoline sino a terra e dimostravano insomma, con i loro atti di ascoltare, d’intendere e d’approvare le parole del Santo.