Una scuola senza voti e pagelle

Una scuola senza voti e pagelle

scuola senza voti
Tempo di esami e valutazioni. Mi imbatto, prima degli scrutini, in un capannello di ragazzini, seduti sugli scalini della scuola. Intorno aleggia un’aria preoccupata e affranta. Mi colpisce lo sguardo desolato di una di loro e i suoi occhi gonfi di lacrime. Impossibile non fermarmi. Mi racconta che ha concluso la prima prova d’esame: la prova di italiano.

Non è soddisfatta del risultato. Intanto osservo le sue mani, strette in pugni di tristezza, che a tratti lascia sfuggire nei movimenti nervosi con cui ruota la penna. La rassicuro dicendole che i voti non definiscono il valore di una persona. Quello che veramente è importante è mettersi in gioco e imparare a sfidare e a superare se stessi nelle prove della vita, in un sano confronto con gli altri. Mentre lo dico, ci credo davvero. Lei mi guarda e accenna un timido sorriso. Così rincaro la dose di ottimismo e aggiungo che il peso di una persona si misura con quello che riesce a fare nel corso della sua esistenza. Mi guarda con fiducia. Vorrei abbracciarla. Lo faccio con gli occhi.
Intanto rifletto sull’appuntamento “bollente” a cui ogni anno, senza scampo, noi docenti siamo chiamati. Formulare giudizi senza cadere nella trappola dei pregiudizi. Saremo capaci di valutare? Saremo bravi a discernere la validità del percorso formativo di un alunno con tutte le sue sfumature? È difficile! Per me lo è sempre! La valutazione richiede uno sforzo di energia (a fine anno ci appare come l’ultima fatica di Ercole) e di slanci di imparzialità che ci lasciano spesso nel limbo della confusione, del senso di colpa. Nonostante la cura e la raccolta dei dati, delle osservazioni puntuali, i confronti con i colleghi, ci si ritrova tra le mani solo qualche certezza. Mi piace pensare che un giorno le valutazioni, i voti, i giudizi possano lasciare il posto agli scambi, alle chiacchierate, ai dialoghi tra insegnanti e studenti. In quei momenti si modellano le conoscenze e i ricordi più belli. Mi piace pensare ad una scuola come spazio privilegiato della crescita di un individuo, un luogo che avvicini l’alunno alle discipline sulla molla della curiosità, sulla spinta del brivido della scoperta, sul desiderio di sapere, sull’emozione dei traguardi. Un spazio dorato in cui i docenti possano aiutare ciascun alunno a splendere! È complicato per i nostri studenti comprendere che il voto si riferisca alla prestazione o al compito, imprigionato in una giornata o in un momento. Bastano pochi giudizi negativi per incollarsi sulla pelle di ciascuno un’identità che non ci appartiene e cucire un abito che per convinzioni errate, per pigrizia, per inerzia o per condizioni ambientali, ci porteremo addosso. Vestiti di negatività. Persone che si sentiranno sbagliate o inadeguate in ogni contesto perché hanno allargato con gli anni, con la loro crescita, quel brutto vestito.
Il mio sogno? Una scuola in cui gli alunni possano imparare a vivere con semplicità, ad avere un’anima grande e a pensare a come poter migliorare la loro vita e il nostro pianeta in una cintura di solidarietà, dove l’IO diventa il NOI.
Per questo proporrei una scuola senza Voti e senza Pagelle!
Testo di Maria Ruggi – (Tutti i diritti riservati)

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